Competenza culturale in ambito di salute mentale: indagine qualitativa esplorativa presso il centro di salute mentale di treviso e il servizio psichiatrico di diagnosi e cura sud dell’azienda ulss n. 2 marca trevigiana

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Martina D'Agostini
Antonello Carta

Abstract

Introduzione: I flussi migratori rendono la popolazione culturalmente eterogenea. Poiché questa caratteristica si riflette in ambito sanitario, gli infermieri sempre più spesso assistono pazienti di cultura diversa. Relativamente a questo, la letteratura ha evidenziato che la lingua, il modello di salute e malattia, lo spazio personale e la religione sono le aree di maggiore criticità. L’aspetto relazionale in area di salute mentale è un mezzo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi assistenziali per questo è sostanziale consolidarne i punti di forza.


Obiettivi: Lo studio riproduce l’indagine Experiences with treating immigrants: a qualitative study in mental health services across 16 European countries (Sandhu et al., 2012) e ha lo scopo di indagare quali sono le competenze e le difficoltà che gli infermieri del CSM di Treviso e del SPDC sud dell’Azienda ULSS n. 2 “Marca trevigiana” incontrano nell’assistere un paziente di cultura diversa.


Metodi: Studio qualitativo esplorativo. Il campione è costituito da 10 infermieri del CSM di Treviso e 12 del SPDC sud dell’ospedale di Treviso. Ogni infermiere che ha fornito il consenso per la partecipazione allo studio ha compilato una scheda socio – anagrafica ed ha partecipato ad un’intervista semi-strutturata composta di sette quesiti sulla competenza culturale. Ciascuna è stata audio – registrata per successiva analisi attraverso il software Atlas.ti.


Risultati: La prima criticità incontrata da tutti gli intervistati è la lingua, seguita da modello di salute e malattia, organizzazione famigliare e sociale, e religione. I principali supporti esterni sono i mediatori culturali, la risorsa personale più importante è la comunicazione non – verbale. La famiglia può rappresentare una barriera per la realizzazione degli obiettivi oppure un valido supporto perché il paziente non si isoli o si senta solo. Per la maggior parte, la cultura dell’infermiere inficia l’assistenza soprattutto se vi sono pregiudizi. Per limitarne l’influenza, i professionisti affermano di non porre spesso domande legate alla cultura: si preferisce che sia il paziente ad esprimersi. Infine, circa il 50% degli intervistati ha partecipato a corsi ECM sul nursing transculturale; una percentuale analoga ha già sentito parlare di etnopsichiatria.


Discussione: I risultati ottenuti rispecchiano le criticità e le competenze riportate nella letteratura e, più in particolare, nello studio di riferimento (Sandhu et al., 2012). Inoltre, è emerso che la formazione a cui hanno partecipato gli infermieri non è stata integrata da un training pratico, come è consigliato da numerosi studi.


Conclusioni: Per lo sviluppo della competenza culturale, è auspicabile quindi che la formazione teorica dei professionisti sia affiancata a delle esperienze pratiche necessarie allo sviluppo di tali abilità relazionali.

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Come citare
[1]
D’Agostini, M. e Carta, A. 2018. Competenza culturale in ambito di salute mentale:: indagine qualitativa esplorativa presso il centro di salute mentale di treviso e il servizio psichiatrico di diagnosi e cura sud dell’azienda ulss n. 2 marca trevigiana. Italian Journal of Prevention, Diagnostic and Therapeutic Medicine. 1, 2 (set. 2018), 6-15. DOI:https://doi.org/10.30459/2018-09.
Sezione
Articoli

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